Formazione esperienziale: IALT 5 … e oltre.

Pubblicato da ba@strano il 7 dic, 2011 in Famiglia, Pensieri educativi | 10 commenti

“Mamma non puoi andale via tanti giolni, pelchè lo sai come è fatto papà! Si mette a celcalti per casa e se non ti tlova si dispela”
Nonostante i seri ammonimenti della Streghetta  sono andata via. Cinque giorni.
Per un corso di formazione per formatori in cui come pedagogista c’entravo come i cavoli a merenda e la ciliegina sulla zuppa di pesce (se l’ultima non l’avete mai sentita, non preoccupatevi, l’ho inventata io ora).
Un corso di formazione esperienziale … cioè non seduti, tranquilli, tacco 12, prendi appunti e sbadigli. Scarponi, pantaloni termici, camminare e fare fatica. Le cose facili no è? Ma chi me l’ha fatto fare?

Insomma sono partita in treno con il mio zaino di quando avevo 17 anni.
E mi sono lasciata dietro una scia di tabelle a doppia entrata  a uso e consumo dell’Ingegnere per andare a portare a scuola i nani, mappe dettagliate di dove erano collocati nelle diverse ore del giorno, elenchi di numeri di chi li avrebbe riportati a casa, liste giornaliere di “to do” e soprattutto … cinque borse etichettate, una per ogni giorno di assenza, contenenti vestiti adeguatamente abbinati per i tre nani.
Chiariamoci, non è che l’Ingegnere non sia capace di vestire tre bambini, è solo che io desidero non vergognarmi troppo che siano figli miei e non mi sento sufficientemente forte da correre il rischio della tuta disabbinata.

Scendendo dal treno, uno specchio riflette la mia immagine. Con gesto meccanico mi aggiusto i capelli e mi guardo. Mi riconosco. Sono la stessa di quando avevo 17 anni. Lo stesso zaino e lo stesso sguardo curioso, il viso un po’ più segnato dai sorrisi e dai pensieri.  A volte mi sono persa, sono cresciuta, ma non mi sono tradita … e comunque no, non tornerei indietro.
Mi sorge il dubbio che la formazione esperienziale sia già iniziata. O forse sarà l’aria rarefatta della montagna … di queste montagne che non sento ostili ma nemmeno amiche. Semplicemente ci sono, se io lo voglio. E’ dicembre, ma la natura sembra essere in ritardo. Anch’io mi sento un po’ sfasata e un po’ in rincorsa affannosa: un albero pieno di foglie gialle e rosse … quando dovrebbero esserci silenzio e neve.

Poi, cinque giorni nutrienti e arricchenti per la testa, per il cuore e per la pancia.
Emozionalmente coinvolgenti, relazionalmente significativi, cognitivamente stimolanti.
“Giù a valle avete lasciato la vostra zona di comfort. Quando uscite dalla vostra zona di comfort allora entrate nella zona di apprendimento”. Parlano con tono deciso due occhi azzurri come il cielo e profondi come un lago di montagna.
Cioè ma diciamocelo … tu non hai ben capito che laggiù a valle non ho lasciato la mia zona di comfort,  ma la mia stretch zone (la mia zona di “tensione”) … anzi a volte, proprio per dirla tutta una vera zona di panico …
Io tutti i giorni vivo nella zona di panico, tutti i giorni cerco di prevedere l’imprevedibile, devo prendere decisioni efficaci e veloci in emergenza,  monitorare innumerevoli variabili contemporaneamente, fare team building, devo essere  flessibile che più flessibile non si può …  in pratica un giunco. Provo tutte le emozioni del mondo, a volte anche quelle contrastanti insieme, cercando di non restarne sequestrata. E non sempre mi riesce.

Ma cosa è quella microscopica cerniera qui, sulla manica della mia giacca a vento? Si apre anche … E’ una taschina. Ma chi l’ha messa su questa che è la mia giacca a vento da quasi cinque anni?
Cerco una risposta nelle nuvole sopra la mia testa, se le guardo fissamente si muovono, eppure mi sembravano immobili. Chiudo gli occhi e li riapro dopo un po’. Le nuvole non ci sono più. Luce.
Nella mia vita straordinariamente normale io vivo anche un po’ oltre la strech zone, per cui sono sempre in zona di apprendimento.
Solo che non lo so.
Ogni giorno della mia vita è formazione esperienziale. Potenzialmente. Lo è quando mi dono il tempo di guardare, stare e crescere.  Come in questi giorni su queste montagne con queste persone.
E’ formazione solo se mi svuoto un po’ di rumore. Per ritrovare il centro. Per ascoltarmi.
Anche per ascoltare chi mi è intorno e mi offre occasioni di apprendere e mi dona fiducia.
Se non temo di riconoscere tutte le risorse dentro e fuori di me e usarle.
Ora non resta che porsi degli obiettivi, buttare in là il sasso ancora un po’ e poi raggiungerlo.

“Azz…  dormi” ha detto Ale a Andrea che aveva sonno durante la Parigi-Brest-Parigi. Aveva superato Brest e stava ritornando indietro. Non dormiva da due giorni circa. Aveva sonno. Andrea non ha una gamba, ma ha un obiettivo. Ed è capace di avere e ascoltare un Ale che gli dice: “Azz… dormi, sei mica venuto fino a qui per dormire”

I cinque giorni sono trascorsi. E’ ora di tornare a casa. Ma mica si torna a casa per dormire.
Sono sopravvissuti tutti. Incredibile! Mmm… per essere precisi non sono sopravvissuti tutti.
Indy, il nostro porcellino d’India è morto.  Il Sindacalista me l’ha detto piangendo per telefono.
“Mamma è morto Indy”
Le risposte che mi sono venute in testa in ordine di apparizione:
Uno: “Torno subito a casa”
Due: “Ne compriamo un altro”
Tre: “Sei molto triste?”
Ho scelto la tre.
Ho scelto di dare fiducia alle loro risorse, alla loro capacità di farcela ad affrontare questa esperienza. Ho scelto di dare fiducia a me e al mio lavoro degli ultimi dieci anni.

Torno nella mia (potenziale) zona di apprendimento.
Mi sono sempre definita “pedagogista da campo”. Da oggi chiamatemi pedagogista esperienziale.
E basta dormire!

Ah … alla fine l’Ingegnere se l’è cavata egregiamente … a parte i tovaglioli di carta azzurri che campeggiano nella mia cucina gialla e piena di girasoli. C’entrano come la famosa ciliegina sulla zuppa di pesce.
E’ faticoso, ma restiamo aperti al cambiamento.

Bamamma&Lapedagogista eccezionalmente insieme

Guarda il video di IALT5 per sentire quello che le parole non riescono a dire:

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10 Commenti

  1. Emozionante, grazie delle tue parole.

  2. … non hai 17 anni ?

    • Grazie a tutti i miei compagni d’avventura!
      Luca: ma 17 anni me li davi prima o dopo che ho parlato? :P

  3. Grande Barbara!!!! Mentre leggevo mi sono reso conto di sentire la tua voce che raccontava. Emozionante sì, proprio come dice Luigi.

  4. Cosa dire….CREDERE PER VEDERE di Wayne Dyer. Grazie Barbara per essere così

  5. E’ vero, mi sembrava proprio di sentire la tua voce!
    Credo tu abbia portato un grande contributo come pedagogista ma soprattutto come persona, in questo IALT.
    Un abbraccio.

  6. ma come hai fatto a farci sentire la tua voce inconfondibile da un testo scritto? sei un bel fenomeno. e oltre che un’ottima pedagogista e counselor (che non sapevo cosa volesse dire ante IALT), direi anche una capace formatrice esperienziale, originale e coinvolgente il tuo workshop.lieto dell’incontro!

  7. Barbara è meraviglioso leggerti, quanti spunti su cui riflettere in queste righe… ne scelgo uno su tutti: ‘Ora non resta che porsi degli obiettivi, buttare in là il sasso ancora un po’ e poi raggiungerlo’.
    Grazie!

  8. Molto bello leggere questo tuo racconto……
    Beata te che non torneresti indietro…… io al volo!
    Un abbraccio

  9. è così bello leggerti che ho pensato anch’io di averne … molti di meno.

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