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..piangerò, sì io piangerò…

Pubblicato da bamamma il 29 set, 2011 in Famiglia, Vita in famiglia | 2 commenti

La nana piccola ha iniziato a frequentare il nido a 9 mesi. E tutte le mattine ha puntualmente pianto, avvinghiata al collo di mamma o papà come un polipo (sospetto anche che le crescessero braccia-tentacoli aggiuntivi) e incollata corpo a corpo come una cozza a cercare la massima aderenza, nonostante l’educatrice fosse bravissima, il luogo sufficientemente confortevole, rassicurante, stimolante, colorato e tutte quelle cose lì.
Poiché è una bambina molto coerente, stile cozza-polipo urlante ha finito a Luglio di quest’anno il nido e stile cozza-polipo ha iniziato la scuola materna a Settembre.
Dopo i primi due giorni circa, la Streghetta ha annunciato: “Io ho deciso che non piango”. Entra nella classe de LaMaestra (fu già LaMaestra di nano grande), si siede a un tavolino e inizia a disegnare. Io le dico “Ciao vado, ti voglio bene.” “Ciao, vai, io non piango. Anche io ti voglio bene mamma.”.
Ma si vede che questa cosa del piangere se la sta ancora lavorando e oggi in macchina mentre l’accompagnavo a scuola, senza orecchie di fratelli aggiuntive in ascolto…
“Mamma quando salei glande non piangelò più?”
(freno l’impulso di correggere il sarei…) “Streghetta anche i grandi possono piangere, sai?”
“Io quando salò glande non piango.”
“Vediamo. Tu hai visto piangere la mamma qualche volta?”
“Quando eli piccola piangevi.”
“Sì, ma adesso che sono grande mi hai visto piangere. Per esempio quando è morta la nonna bis…”
“Mmmm… sì.”
“Si può piangere qualche volta, sai.”
“Io piango quando sono tliste.”
“Ah sì? E quando sei triste?”
“Quando mangio qualcosa che non mi piace” (in effetti certe cose da ingoiare rendono parecchio triste anche me …)
“Ah, sei triste quando mangi qualcosa che non ti piace, e poi?”
“Quando vai via, perché voglio stale con tu… Quando sono allabbiata non piango, faccio la faccia blutta. Pelò qualche volta piango.”
“E’ vero, a volte quando uno è molto arrabbiato piange. Allora piangi quando sei triste e quando sei arrabbiata.”
“Anche quando mi spavento!”
“Uhh è vero! Se ti spaventi tanto ti viene da piangere. Quindi piangiamo se siamo tristi, arrabbiati e abbiamo paura… Ma sai che io qualche volta ho pianto anche quando ero tanto tanto contenta!”
“No, se sei contenta non piangi.”
“Sai per esempio quando aspetti da tanto una cosa e poi la vedi…. Magari ti capita di piangere per la felicità!”
“Ummmm… . Fammi pensale… Quando è allivato Babbo Natale io sollidevo e mi scendevano le goccie che elano laclime sulle guancie.”

Streghetta, detto tra me e te, speriamo che quando sarai grande, sarai ancora capace di piangere.

Autostima e dintorni. Prove tecniche di preadolesc​enza familiare.

Pubblicato da bamamma il 28 set, 2011 in Famiglia, Vita in famiglia | 2 commenti

Nano grande scende le scale della scuola, mi viene incontro nell’atrio gremito di mamme e di mamme con borse strepitose. Mi si avvicina oltre la zona di comfort, mi prende tra pollice indice una guancia e esclama: “Ciao bella paciarotta!” “Ciao Sindacalista. Tutto bene a scuola? ”gli rispondo, mentre vorrei dirgli che se non la smette di chiamarmi bella paciarotta/pacioccotta, contro tutti i miei principi, sarò costretta a menarlo.
Un tragitto in macchina basta a far svanire l’originale amore filiale e, dal nulla, il Sindacalista, preadolescente anticipatario, insinua: “Ma io non ci credo che quando eri giovane eri una bella ragazza!”.
Balbetto confusa: “Ero giovane? Ero bella?”. La bimba CartoneAnimato interviene prontamente in mio soccorso: “No, io ho visto le foto! Sembrava una bella ragazza!”.
Sembrava. A volte le toppe son peggio del buco. Bamamma potrebbe essere colpita e affondata, ma nutre il ragionevole dubbio che sia troppo presto per crollare.
Il Sindacalista, abituato a sfidare fin da piccolo, quindi arrivato allenatissimo quasi all’età giusta per farlo, ha deciso di sperimentare la mia solidità a partire da oggi.
“Mamma, secondo me tu sei una donna interessante. Però se non ti fossi sposata saresti stata insignificante”.
Respira, respira, respira. Quando ho fatto il corso di preparazione al parto, lo sapevo che tutto quel respirare mi sarebbe servito molto un giorno.

Volevo raccontarti una storia mio caro nano grande. Un giorno, nel secolo scorso come dici tu, frequentavo la quinta ginnasio e presi nove e mezzo in matematica. A scuola mi additavano per i corridoi: “Quella ha preso nove e mezzo in matematica col Prof Universitario&Cerbero!”.
Quando tornai a casa, la mia mamma SignoraMamma, nonché la nonna che stravede per te, disse lapidaria e sintetica: “Ah nove e mezzo? E perché non dieci?”.
Quindi ti comunico che al momento, la mia autostima non è messa benissimo, ma nemmeno male. E comunque altri hanno già pensato a temprarla prima di te!
Tu crescerai e con te crescerà la mia immagine e identità di donna e mamma.
Sarà un’avventura e un viaggio che faremo insieme.
Tu, io, il tuo papà e la nostra famiglia.
Misurati con me e dimmi pure che sono bassina, se ti serve per regolare le distanze da me e sentire che stai crescendo.
Io intanto ho ancora i circa 18 centimetri che ci separano, per abituarmi all’idea e trovare una risposta più adeguata di: “Finchè son più alta di te, ti conviene stare zitto.”

Il parere della pedagogista

A proposito di “E siamo ancora qua…”: le paure dei bambini

Pubblicato da lapedagogista il 24 set, 2011 in Famiglia | 1 commento

Facendo percorsi in classe di educazione alle emozioni, capita spesso di parlare di paura. Ricordo una pubblicità di qualche mese fa, in cui un noto comico invitava a comprare una macchina a rate “…tanto nel 2012 finisce il mondo”. Con un po’ di sorpresa, emergeva che molti ragazzini di 11-12 anni verbalizzavano una grande paura per l’annunciata fine del mondo, facendo riferimento all’informazione attinta da questa pubblicità.
In altri episodi di cronaca nera, o in occasione di catastrofi naturali o attentati, mi è capitato di dover spiegare a bambini e ragazzi, in termini a loro comprensibili, le informazioni che avevano sentito in televisione, alla radio, letto su internet o semplicemente riferite da un compagno.

La paura è un’emozione sana, poiché ci avverte di un pericolo e ci stimola a prepararci per affrontarlo.
E’ importante aiutare il bambino a vivere l’emozione della paura che sta provando. Trattare in modo brusco non aiuta a superare la paura (è un’esperienza che facciamo anche noi adulti del resto) e negare che sia legittimo avere quella paura significa comunicare non accettazione: “come fai ad aver paura di questa cosa” equivale a dire “tu non sei all’altezza”.
L’adulto di fronte alla paura deve rispettare l’emozione, ascoltare e contenere, rassicurare e informare, sdramattizare senza ridicolizzare, sostenere il bambino affinchè tiri fuori le sue risorse, far esplorare diverse risposte di fronte alla paura.

I nostri figli sono immersi nelle informazioni. Se non lo sono loro direttamente, vivono con coetanei che gliele riferiscono come le hanno capite.
Spesso queste informazioni spaventano, anche noi adulti.
Forse più che censurare e evitare, vale la pena di spiegare.
In modo che abbiano un’informazione corretta e adeguata alla loro età, fornita in modo affettuoso e sicuro.

A proposito di …

E siamo ancora qua…

Pubblicato da bamamma il 24 set, 2011 in Famiglia, Vita in famiglia | 1 commento

Ore 20.00 del giorno prima
L’Ingegnere rientra:”Bamamma hai sentito del satellite?”
“Mmm sì”
“Guarda che è grande come un autobus, se non si disintegra nell’impatto con l’atmosfera possono cade parti fino a 120 chili”
“Mmm”.
Non so perché ma in confronto all’inserimento della Streghetta e al tempo parziale non mi pare una gran catastrofe. Ma forse sono fatalista e un po’ struzzo.
L’Ingegnere invece è previdente e un po’ suggestionabile. Qualsiasi aereo abbia mai preso in vita sua è andato incontro a turbolenze eccezionali. Se sale in aereo un bambino solo accompagnato dall’assistente di volo, Ingegnere è pronto a scendere… perché è noto che in tutti i film catastrofici, gli aerei che cadono hanno tutti a bordo un bambino da solo affidato alla hostess.
“Cosa? Un satellite? Si schianta sulla terra? Ma possiamo morire?” Irrompe il Sindacalista in cucina. Il coraggio evidentemente segue una linea ereditaria maschile.
“No nano grande, non muore nessuno. Capisco che la notizia ti può spaventare, ma ci sono pochissime probabilità che questo satellite…”
“Ecco! Ma ci sono probabilità! E adesso cosa facciamo?”
“Ma nulla, al massimo la Protezione Civile suggerisce di stare in casa dopo le 21.00 per precauzione.”
“E di stare ai piani più bassi. Noi dormiamo in mansarda…”
“Senti, Ingegnere, se non stai zitto adesso!”
“No ecco ci mancava anche questa… non è giusto! Ora mi devo preoccupare dei terremoti, degli uragani, delle trombe d’aria e anche del satellite!”
“Sì e delle carestie e delle siccità… allora nano grande la vuoi capire che c’è una probabilità molto molto piccola… non ti devi preoccupare di niente!”
“Sì ma c’è! E se moriamo tutti? “
“Nano, non muore nessuno, adesso basta. E tu Inge smetti di fare quelle smorfiette! Ora basta!”
“…sei tu che dici che ai bambini bisogna sempre dire la verità!”

Satellite-Day Ore 7.00
“Mamma ma è stasera che arrivano i pezzi del satellite?”
“Basta, nano grande! Non si sa! Anzi è poco poco probabile! Io le paturnie satellitari non le reggo al mattino presto. Ti ho detto di stare tranquillo! Fidati”
Ore 8.00
“Mamma ma tu sei proprio sicura?” “Sìììì” “Non è che possiamo controllare su internet, non è che non mi fido di te… sai com’è? Magari c’è qualcuno che se ne intende più di te!”
“Senti ti assicuro che ci sono molte altre cose più pericolose e di cui aver paura.” (tipo tua madre al mattino presto)
Ore 16.30
“Questa potrebbe essere la mia ultima merenda. Mamma, se domani sono ancora vivo stappo una bottiglia di champagne”
“Sì Sindacalista, tu la stappi e io la bevo… “
Ore 19.30
“Nano guarda che la Protezione Civile ha annunciato che le probabilità di impatto con la Terra sono scese moltissimo.” “Sei sicura di aver letto bene?” “Certissima.”
“Io vado a mettere la macchina in garage, non si sa mai” decreta l’Ingegnere.
“Ma stanotte non possiamo dormire in taverna?” aggiunge il suo degno figliolo.
Nota a margine:
stamattina non trovavo le chiavi della macchina ed erano nella spazzatura. Dopo lunghi minuti di concentrazione in cui sembravo un incrocio tra un monaco tibetano, un maestro yogi e Giucas Casella (il tutto con tre figli urlanti pronti in auto – uno satellitariamente turbato- e in ritardo progressivo per portarli a scuola), ho visualizzato me che raccoglievo bottigliette-cartacce-residui di confezioni varie etc. dalla macchina ieri pomeriggio (sempre circondata da tre figli urlanti) e ho genialmente realizzato che le chiavi erano nel sacchettino che avevo vuotato nella spazzatura.
Pomeriggio non trovavo le chiavi di casa ed erano restate appese alla porta di ingresso.
Più che segnali, insegne luminose lampeggianti più di pezzi di satellite che cadono.
Cosa significhino, lo so bene.
Uno: che sono stordita, due: che devo riposare.
Tutti quelli che pensano sia l’una che l’altra cosa… possono venire senza problemi a sostituirmi un paio di giorni.
Anche il satellite no, non me lo meritavo.

The day after -sabato- ore 7.00
“Mamma? Mamma! Mamma! Sono ancora vivo, come è bella la vita!”

Il parere della pedagogista

 

A proposito di “Da qualche parte si dovrà pur iniziare”

Pubblicato da lapedagogista il 12 set, 2011 in Famiglia, Scuola | 1 commento

A chi come Bamamma ha problemi ad iniziare le attività e tendenza a procrastinare, ricordiamo che spesso questo porta a un grande consumo di energie. Energie per realizzare l’attività in sé e energie spese a continuare a pensare e ripensare al compito che ci aspetta.
Lo stress è un potente stimolo per portare a termine un’attività. In questo caso parliamo di uno stress buono, eu-stress che ci fa essere più efficaci ed operativi. Ma “vivere pericolosamente”, sempre sul limite delle scadenze a lungo andare può diventare davvero snervante e sfinente!
Ci sono piccoli accorgimenti che possono ridurre questa tendenza a ritardare il momento in cui ci troviamo ad affrontare un compito. Si tratta di educarsi un po’!
- Prima di tutto una montagna da scalare sembra altissima. Se la si divide a tratti di strada, piano piano si arriva in vetta. Dividere per piccoli compiti ( e magari scriverli su un foglio) un’attività rende più abbordabile l’idea di iniziare.
- Sperimentare un successo è un buon modo per incentivarsi a proseguire. Devo riordinare tutta la casa? Iniziamo da un locale non troppo grande. La soddisfazione d’aver finito, sarà il miglior incentivo a proseguire.
- Premiarsi è un altro ottimo metodo per superare le difficoltà nell’affrontare un compito. Quando ho raggiunto uno dei miei obiettivi, mi concedo la lettura della mia rivista preferita, una telefonata ad un’amica, un caffè speciale…
Senza dimenticare che questi piccoli suggerimenti auto-educativi sono molto utili anche coi nostri bambini. Aiutiamoli a spezzettare i loro compiti per piccoli o grandi che siano (“Metti a posto TUTTO!!!” “Fai TUTTI i compiti” sono frasi che possono spaventare e non forniscono una guida… magari se li aiutiamo a vedere da che parte iniziare, una cosa per volta, si sentiranno più sicuri!).
Per fare grandi conquiste è meglio sperimentare di essere capaci, di potercela fare, sperimentare il successo è il miglior incentivo per crescere e tirar fuori altre risorse.
E alla fine… diciamogli quanto sono stati bravi, coccoliamoli, sbaciucchiamoli (se sono ancora in età da volere i nostri baci!), facciamogli dedicare del tempo alla loro attività preferita o al dolce far niente che stimola la creatività!

A proposito di …

Da qualche parte si dovrà pur iniziare

Pubblicato da bamamma il 12 set, 2011 in Famiglia, Scuola | 7 commenti

Oggi primo giorno di scuola dei nani grandi.
La nana piccola 3 anni anagrafici (ma sospettiamo ne abbia 200), detta la Streghetta, ha “pazientemente” fatto da spettatrice al primo giorno di scuola dei “flatelli”, in attesa di proseguire per il suo inserimento alla scuola dell’infanzia… Pazienza e Streghetta in realtà sono due concetti in antitesi…
Il nano grande, detto il Sindacalista, 10 anni, si guadagna la quinta classe della scuola primaria. Fa un certo effetto portare a scuola uno che stava nella tua pancia ed ora è più alto della maestra. L’anno scorso la maestra Comequellediunavolta gli ha detto: “Tra poco mi superi” e lui: “Maestra scusa, senza offesa, non è che ci vuole tanto”. Quest’anno speriamo stia zitto.
La nana di mezzo, la bimba CartoneAnimato, dalle lunghe ciglia nere che sbatte sprigionando dolcezza ovunque, va in terza. I 20 secondi di abbraccio tra lei e la maestra Chenonsembravera erano da immortalare. Quasi quasi mi commuovevo. Se non mi fosse già venuto da piangere per i 20 chili di materiale scolastico moltiplicati per due che mi trascinavo dal parcheggio…
A proposito del materiale scolastico… ieri sera a mezzanotte circa ho finito di etichettare tutte le 36 matite che la nana di mezzo ha voluto, rigorosamente in ordine di colore, un numero imprecisato di quaderni, quadernoni, libri, gomme, matite, temperini (che l’etichetta sui temperini non si sa mai dove metterla)…
E’ una sorta di pena del contrappasso. Vuoi che i tuoi figli vadano a scuola? Vuoi che la lunga estate calda finisca? Allora etichetta. E’ un rito del tutto femminile, almeno a casa nostra. L’Ingegnere, ovvero l’uomo che ho sposato una dozzina di anni fa, amico-marito (le due cose non necessariamente in quest’ordine) e padre un po’ ingegnere -appunto- ma assolutamente premuroso, ignora l’esistenza delle etichette e delle copertine dalle mille sfumature di colore. Credo sia nel DNA maschile, che tende a semplificare le cose troppo complesse.
Al termine di questo rito però le mamme escono arricchite da una enorme certezza: come si chiamano i loro figli.
Io però ogni anno, ogni primo giorno di scuola, conquisto un’altra certezza, che si rinnoverà per ogni giorno dell’anno scolastico.
Io non sarò mai come le altre mamme.
Non ce la farò mai. Non sono come loro.
Io il materiale scolastico l’ho finito di preparare all’ultimo minuto, nonostante i mille buoni propositi. Ero partita alla grande. Ho lavato gli zaini a Giugno. Ho stilato diligentemente la lista e comprato quei 250 euro di occorrente a fine Agosto… poi… Poi non so cosa sia successo, non chiedetemelo!
Le altre, quelle brave, la mamma CheSegueIFigli aveva tutto pronto già il giorno prima della fine della scuola. Quella Perfetta, con più calma, ma a fine Luglio quaderni e matite erano già nello zaino dei figli.
Io no. All’ultimo momento. E mentre porto quei borsoni pesanti in classe io sudo anche. Loro no. Loro sono fresche come una rosa appena sbocciata.
Io lo so perché: perché stanotte si sono riposate e non hanno messo copertine viola su quaderni a righe di terza, copertine bianche su quaderni a quadretti ma senza margine, copertine argento su quaderni a quadretti col margine!
Certo c’è la mamma Easy che non ha portato nulla “Faccio con calma, che problema c’è?” dichiara sorridendo… e la mamma Free che oggi chiedeva la lista del materiale “Oh abbiamo passato un’Estate divina, non avevamo voglia di tornare, stavamo così bene!” (solo io non vedevo l’ora che ricominciasse la scuola?). Ma loro hanno una cosa che io non ho! Loro sono leggere e lievi, non son pesanti come me, che sono del genere che se non hai tutto perfetto ti senti un incrocio tra la regina Cattiva di Biancaneve e la Matrigna di Cenerentola. E un po’ Bamamma per sbaglio.
Se sei un concentrato di perfezionismo e pigrizia, fai tutto all’ultimo e soprattutto alla fine ti ripeti come un mantra: “Basta questa è l’ultima volta, la prossima volta…”. Infatti l’avevo detto anche una settimana fa, quando ho preparato la sacchetta per la scuola dell’infanzia della Streghetta…
A proposito… questo è il primo post del blog. Avevo un certo terrore-ansia-senso di fatica ad iniziare.
Mi suggeriscono che si dice che ho problemi di start up. Però ora l’ho scritto e ho iniziato.

Il parere della pedagogista.