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Ad ognuno il suo capriccio

Pubblicato da bamamma il 19 dic, 2011 in Famiglia, Vita in famiglia | 7 commenti

Ta se adre a scurlì la pianta di sgiafuni? … “stai scuotendo la pianta degli schiaffoni” recita un detto brianzolo, che è una perfetta immagine del povero genitore che cerca di resistere messo a dura prova dai capricci dei figli.

Il Sindacalista nei suoi 10 anni di vita ha ripetutamente vinto il campionato mondiale di capricci. I suoi non sono particolarmente scenografici quanto persistenti, ripetuti e costanti. La famosa goccia che scava la roccia (io) e che fa anche traboccare il vaso (sempre io, eccavolo se trabocco!).
Se fosse un ruolo sarebbe “lo sfidante”. Lui ci gode a sperimentare il limite, io ho scoperto che fare il ruolo di limite sempre non è così piacevole. Spero che tanta determinazione gli serva nella vita.

Con la BimbaCartoneAnimato mi è capitata in sorte una che fuori casa sembra “finta”. Uno su tre non è una gran media, ma è il minimo della giustizia. E’ chiaro che ti fa fare meno fatica, tutti ti fanno (immeritati) complimenti. Immeritati perché con lei ho scoperto una cosa assolutamente evidente ma a cui non avevo pensato: non è tutto merito mio quello che sono i miei figli. E se non lo è nelle cose positive, non lo sarà anche in quelle negative …
La nana di mezzo (per fortuna) a casa anche lei fa i suoi capricci di tanto in tanto e scoppia, tipo pentola a pressione. Capricci rari, violenti, incontenibili. Quanto basta per non appiccicarle addosso l’etichetta di “quella brava” che a volte è più pesante da sopportare che l’etichetta di “monello/a”.

E a questo punto dovremmo parlare della Streghetta. Se ce ne fosse bisogno. Un soprannome, una garanzia. Parliamo di me: devo dire che con la terzogenita sono molto più zen. La mia esperienza decennale di mamma mi aiuta a vedere che è “piccola” e quindi so bene che ha ancora in serbo delle sorprese ben più impegnative. Questa appena mi affina le competenze mi distrugge … Chi ha figli piccoli e spera che crescendo migliorino, faccia finta di non aver letto …
Insomma, così quando sono arrivati i suoi “terrible two”, ossia quel periodo fantastico in cui i bambini conoscono solo la modalità “No” o meglio “Noooooooooooo”, non ero particolarmente inquieta e in alcuni casi riuscivo a vedere anche il lato comico delle situazioni.

La Streghetta è un’attrice nata: i suoi capricci di solito sono parecchio rumorosi e scenografici. Inoltre è dotata di un vocabolario poco consono a una bimba di tenera età … ma rispetto al turpiloquio ha radar affinatissimi e ripropone in modo del tutto pertinente le “conoscenze” acquisite casualmente .
Già i suoi primi capricci sono stati inscenati con tutti gli ingredienti ben dosati.

Ricordo per esempio un sabato pomeriggio dell’inverno scorso.
Ero in casa da sola con la Streghetta e il Sindacalista. L’Ingegnere in missione speciale al supermercato. Io in modalità casalinga disperata e inquieta.
Perdo di vista un attimo la Streghetta. La sento che armeggia in stanza.
“Stregehtta cosa stai facendo?”
“Faccio i compiti!”
“Dove stai facendo i compiti?”
“E … sul quadelno e sul liblo della mia sollella …”.
E senza nemmeno la prova visiva intuisco immediatamente di essere nei guai.
Pensando di essere molto furba a quel punto la doto di un quaderno tutto suo e di una matita.
Disegna o meglio “sclive” per un po’, poi si alza di scatto …
“Dove stai andando adesso?” Prevenire è meglio che curare
“Vado a plendele la gomma, mi selve pel sgommale”
Dopo aver sgommato e sgominato un po’ si ri-alza e mi annuncia: “Mamma plendo anche la mia caltella!”
“Streghhetta tu non hai una cartella!”
“Sììì, la mia caltella della solella!”… eccerto sul concetto di proprietà abbiamo le idee chiare … quello che è tuo è mio e quello che è mio … è mio!
Meglio cercare anche uno zainetto esclusivo per nane piccole … Trovo uno zainetto carinissimo rosa. Lei orgogliosa lo mette in spalla e si pavoneggia col Sindacalista: “Gualda, hai visto come sono bella?” Ovviamente lui, da vero uomo, guarda la televisione e non la degna di uno sguardo.
Matita, quaderno, gomma, zaino … io credo di potermi dedicare finalmente alle mie attività da casalinga infelice.
“Mammmaaaaaaaaa… mi dai a colla?” Eccheccavolo, no, la colla no!
“No, la colla non ce l’ho.”
“Mamma mi dai la colla?”
“No, serve ai fratelli a scuola, non ce ne è una per te!”
“Mamma mi dai la collina?”
“No”
“Mammaaaaa la collaaa!”
“No, tesoro, ho detto no!”
“Dove è papà?”… piccola serpe.
“Papà è al supermercato e comunque non te la dà nemmeno lui la colla.”
“Voglio la collaaaaaa!”
Dopo insistenti richieste di tono sempre più lamentoso e di volume sempre più alto, inframmezzate da piccoli show di breakdance (movimento inconsulto di arti sdraiata sul pavimento) si avvicina al Sindacalista: “Mi dai la colla?”
Lui (bocca aperta e sguardo alla tv) continua a non dare segni di vita. Se fosse stata necesssaria la prova provata che Sindacalista è di genere maschile …
A questo punto la piccola è davvero infuriata, con fare minaccioso, sale in piedi sul divano, unisce le manine, si piega su di sè e rossa in viso e con tutto il fiato che ha nel suo corpicino … e oltre, mi lancia un ultimatum: “Allora mi dai quesssssta c@xx° di colla, pel favole?!?”
:O
Ovviamente la colla non gliel’ho data (nemmeno quando è tornato l’Ingegnere dal supermercato con una confezione di 12 colle stick “Guarda cosa c’era in offerta!”)

Sono molto contenta per chi è la mamma perfetta di figli perfetti.
Io sono straordinariamente normale e i miei figli anche.
A me basta che crescano rispettosi, ed è – a quanto pare- una strada, non un dato di fatto …

Idee per regali di Natale

Pubblicato da lapedagogista il 14 dic, 2011 in Pensieri educativi | 5 commenti

E’ bello esaudire i desideri di grandi e piccini in occasione di una festa come il Natale.
Il senso del regalo è “Ti ho pensato”, “Per me sei importante”, “Voglio vederti felice”, “Mi prendo cura di te”.
Ma accanto ai regali tradizionali vi propongo una lista di regali da fare a voi stessi.
Alcuni vi sembreranno rivolti ad altri, ma se fate attenzione sono doni che fate a voi stessi.
Le ”istruzioni per l’uso” di questo post sono semplici (così semplici che le potrà/dovrà senza scuse seguire anche Bamamma): leggete e se vi piace l’idea, fatevi questo regalo. Subito. Senza rimandare. Se non si può fare subito prendete l’agenda e segnate giorno, mese e ora in cui lo farete.

  • Per questo non serve nemmeno l’agenda. Basta ricordarselo. La prossima volta che ti fanno un complimento, che ti dicono che hai fatto bene qualcosa, che sottolineano una tua qualità … non schermirti “Ma no …”, non contraccambiare immediatamente “Anche tu …” . Dì “Grazie!” e assapora il momento.
  • Pensa a una cosa che ti fa stare bene fisicamente: un massaggio, un bagno caldo, un po’ di musica seduto sul divano, una passeggiata … e regalatelo. Te lo meriti.
  • Prendi un foglio e scrivi i numeri da 1 a 10. Ora scrivi 10 tue qualità. Senza se e senza ma, senza “troppo” (per capirci non vale “sono troppo buono”). Non vale nemmeno dire “Non devo dire io le mie qualità, sono gli altri che le devono dire”. Qui stai scrivendo 10 cose di te che ti rendono unico e speciale e che tu puoi donare agli altri. Se 10 ti sembrano troppe sforzati: se ti avevo chiesto 10 difetti avevi già finito la lista ;)
  • Regalati un’ora di silenzio (niente cellulare, niente televisione, niente radio …) possibilmente in un posto bello all’aria aperta. Io l’ho fatto recentemente (vedi Formazione esperienziale: IALT5 … e oltre) e dico che ne vale la pena.
  • Pensa a una cosa che vorresti fare da tanto e che rimandi sempre oppure a un problema che vorresti risolvere da tempo. Prendi un foglio, decidi in modo non generico cosa fare, come farlo e quando. E appuntatelo.
  • Pensa a una situazione che ti è accaduta nell’ultima settimana, in cui avresti potuto dire qualcosa di positivo a una persona e per tanti motivi non l’hai fatto. Non importa che sia un figlio/a, un compagno/a, tua mamma, tuo papà, un collega, un amico/a. Chiama questa persona e dille perché l’hai apprezzata in quella situazione.
  • Pensa ad una persona a cui tieni davvero molto. Scrivile un biglietto o una mail e dille perché tieni tanto a lei. Non rimandare.
  • Pensa ad una cosa di cui ti lamenti spesso. Una ho detto ;-) Ne basta una, piccola (ad esempio: “Fa freddo”) e fino a Natale – facciamo Santo Stefano :P - provate a non lamentarvi per questa cosa.

Insomma, per una volta diciamo a noi stessi “Ti ho pensato”, “Per me sei importante”, “Voglio vederti felice”, “Mi prendo cura di te”.
Perché così possiamo essere un dono migliore per le persone che ci stanno accanto quotidianamente, non solo a Natale, ma nella nostra vita straordinariamente normale di tutti i giorni.

Regali di Natale

Pubblicato da bamamma il 14 dic, 2011 in Famiglia, Vita in famiglia | 3 commenti

Dopo avere preso in considerazione l’esperienza dei due anni di vita consapevole in cui la Streghetta aveva chiesto come regali per Natale:

- Natale.1 (2009).  “La Ceci” ovvero  una bimba una bambina rosea e paffuttella di 6 mesi che frequentava il suo nido. E chiaramente dopo Natale a chi le chiedeva “Cosa ti ha portato Gesù Bambino?” rispondeva: “A Ceci no”.

- Natale.2 (2010).  Nell’ordine : i regali di sua sorella, un camaleonte, le tartarughine, i topini …E ovviamente non ha ricevuto nulla di tutto ciò, mentre ha tentato di appropriarsi dei regali della BimbaCartone Animato ignorando bellamente quelli destinati a lei.

Per  questo Natale.3, terzo dalla nascita della nana piccola, ho deciso che è meglio non discutere di Natale&regali con la Streghetta … e mi gioco l’effetto sorpresa, che fa molto chic.
Insomma, la storia del Natale non la prende seriamente, non ne veniamo a capo: tanto più che sono mesi che incolpa Babbo Natale delle peggiori nefandezze da lei compiute o afferma con decisione di essere lei che porta i regali , poiché lei è Gesù Bambino (vedi Ho una relazione complicata con Babbo Natale).

Ma qualche giorno fa, captando una pubblicità in televisione, la nana piccola se ne esce bella bella: “Mamma voglio la bambola che le diventa la topina lossa”.
No … fermi tutti, parliamone! Siamo già i fortunati possessori di:

  • Un famoso bambolotto ricciolino e biondo dalla finta aria angelica che in realtà è un aggeggio infernale dal pianto ansiogeno. Non è un bambolotto normale, che tu gli metti il ciuccio e smette… noooooooo, devi fare tutta la procedura, che è random: provi una medicina … poi l’altra. E questo piange piange e gli si arrossano le guance, provi ancora e piange … e inizi a sentirti in colpa. Alla fine se non funziona nulla, lo devi spogliare, devi cercare un buchetto e fargli l’iniezione. Poi a casa nostra succede che la medicina rossa non si trova, la siringa è sparita. Allora la cerchi in tutti i cesti dei giochi (e anche nel cassetto delle posate in cucina) mentre questo piange … Se fai tutta la procedura correttamente smette di piangere.Se sbagli qualcosa devi ricominciare da capo e intanto lui non smette … E io, mamma, per definizione vado in ansia. Tua figlia ti guarda e ti dice: “Piange, fallo smettere”, come se fosse la cosa più naturale del mondo.Invece è peggio che avere un bambino vero ammalato. Con quelli li ho più dimestichezza e diversi anni di esperienza.
  • Abbiamo anche una sorella del bambolotto precedente, meno famosa ma altrettanto fastidiosa. La bambola col raffreddore …  incubo di creatura che starnutisce e ti chiede fazzoletti e si lamenta che la medicina è cattiva. “Il mio nasino è tappato, mi aiuti a soffiare il nasino?” cantilena in continuazione …  Uccide il senso materno di ogni bambina. Credo che sarà responsabile della denatalità delle future generazioni. Per fortuna non ha il moccolo vero.
  • Poi ci è stato gentilmente donato anche chi “produce” davvero qualcosa: un bambolotto con la vescica debole a cui dai un po’ di acqua da bere con un piccolo biberon e inizia a fare pipì, mentre fa versi strani e ripete incessantemente con voce da 144 “pipì pipì pipìììì!”.

Tutto questo per dire che spero vivamente che la bambola “che le diventa la topina lossa ” non entri in casa mia. Abbiamo già il bambolotto moribondo, quello che gli batte il cuore, quello che che fa la pipì, quella col raffreddore cronico. Quella che fa la cacca e le si arrossa il “lato b” non la voglio!

Mi sembra giusto festeggiare anche con i regali. Mi piace tanto che, se i bambini hanno una richiesta particolare, venga esaudita (anche se l’Ingegnere non ha ancora capito perchè ogni anno chiedeva a Gesù Bambino il pony e non gliel’ha mai portato ) però trovo che un po’ di sano orientamento contro pubblicitario male non faccia … soprattutto alle mamme :P

I rapporti tra pari

Pubblicato da ba@strano il 10 dic, 2011 in Diretta radio, Famiglia | 0 commenti

I rapporti tra pari

Ascolta la registrazione della diretta radio su MammeInRadio.it del 22 Novembre 2011 dove Bamamma&Lapedagogista hanno parlato dei rapporti tra pari.

Clicca QUI per ascoltare tutte le dirette radio

Le paure dei bambini

Pubblicato da ba@strano il 10 dic, 2011 in Diretta radio, Famiglia | 0 commenti

Le paure dei bambini

Ascolta la registrazione della diretta radio su MammeInRadio.it del 25 Ottobre 2011 dove Bamamma&Lapedagogista hanno parlato delle paure dei bambini.

Clicca QUI per ascoltare tutte le dirette radio

Formazione esperienziale: IALT 5 … e oltre.

Pubblicato da ba@strano il 7 dic, 2011 in Famiglia, Pensieri educativi | 10 commenti

“Mamma non puoi andale via tanti giolni, pelchè lo sai come è fatto papà! Si mette a celcalti per casa e se non ti tlova si dispela”
Nonostante i seri ammonimenti della Streghetta  sono andata via. Cinque giorni.
Per un corso di formazione per formatori in cui come pedagogista c’entravo come i cavoli a merenda e la ciliegina sulla zuppa di pesce (se l’ultima non l’avete mai sentita, non preoccupatevi, l’ho inventata io ora).
Un corso di formazione esperienziale … cioè non seduti, tranquilli, tacco 12, prendi appunti e sbadigli. Scarponi, pantaloni termici, camminare e fare fatica. Le cose facili no è? Ma chi me l’ha fatto fare?

Insomma sono partita in treno con il mio zaino di quando avevo 17 anni.
E mi sono lasciata dietro una scia di tabelle a doppia entrata  a uso e consumo dell’Ingegnere per andare a portare a scuola i nani, mappe dettagliate di dove erano collocati nelle diverse ore del giorno, elenchi di numeri di chi li avrebbe riportati a casa, liste giornaliere di “to do” e soprattutto … cinque borse etichettate, una per ogni giorno di assenza, contenenti vestiti adeguatamente abbinati per i tre nani.
Chiariamoci, non è che l’Ingegnere non sia capace di vestire tre bambini, è solo che io desidero non vergognarmi troppo che siano figli miei e non mi sento sufficientemente forte da correre il rischio della tuta disabbinata.

Scendendo dal treno, uno specchio riflette la mia immagine. Con gesto meccanico mi aggiusto i capelli e mi guardo. Mi riconosco. Sono la stessa di quando avevo 17 anni. Lo stesso zaino e lo stesso sguardo curioso, il viso un po’ più segnato dai sorrisi e dai pensieri.  A volte mi sono persa, sono cresciuta, ma non mi sono tradita … e comunque no, non tornerei indietro.
Mi sorge il dubbio che la formazione esperienziale sia già iniziata. O forse sarà l’aria rarefatta della montagna … di queste montagne che non sento ostili ma nemmeno amiche. Semplicemente ci sono, se io lo voglio. E’ dicembre, ma la natura sembra essere in ritardo. Anch’io mi sento un po’ sfasata e un po’ in rincorsa affannosa: un albero pieno di foglie gialle e rosse … quando dovrebbero esserci silenzio e neve.

Poi, cinque giorni nutrienti e arricchenti per la testa, per il cuore e per la pancia.
Emozionalmente coinvolgenti, relazionalmente significativi, cognitivamente stimolanti.
“Giù a valle avete lasciato la vostra zona di comfort. Quando uscite dalla vostra zona di comfort allora entrate nella zona di apprendimento”. Parlano con tono deciso due occhi azzurri come il cielo e profondi come un lago di montagna.
Cioè ma diciamocelo … tu non hai ben capito che laggiù a valle non ho lasciato la mia zona di comfort,  ma la mia stretch zone (la mia zona di “tensione”) … anzi a volte, proprio per dirla tutta una vera zona di panico …
Io tutti i giorni vivo nella zona di panico, tutti i giorni cerco di prevedere l’imprevedibile, devo prendere decisioni efficaci e veloci in emergenza,  monitorare innumerevoli variabili contemporaneamente, fare team building, devo essere  flessibile che più flessibile non si può …  in pratica un giunco. Provo tutte le emozioni del mondo, a volte anche quelle contrastanti insieme, cercando di non restarne sequestrata. E non sempre mi riesce.

Ma cosa è quella microscopica cerniera qui, sulla manica della mia giacca a vento? Si apre anche … E’ una taschina. Ma chi l’ha messa su questa che è la mia giacca a vento da quasi cinque anni?
Cerco una risposta nelle nuvole sopra la mia testa, se le guardo fissamente si muovono, eppure mi sembravano immobili. Chiudo gli occhi e li riapro dopo un po’. Le nuvole non ci sono più. Luce.
Nella mia vita straordinariamente normale io vivo anche un po’ oltre la strech zone, per cui sono sempre in zona di apprendimento.
Solo che non lo so.
Ogni giorno della mia vita è formazione esperienziale. Potenzialmente. Lo è quando mi dono il tempo di guardare, stare e crescere.  Come in questi giorni su queste montagne con queste persone.
E’ formazione solo se mi svuoto un po’ di rumore. Per ritrovare il centro. Per ascoltarmi.
Anche per ascoltare chi mi è intorno e mi offre occasioni di apprendere e mi dona fiducia.
Se non temo di riconoscere tutte le risorse dentro e fuori di me e usarle.
Ora non resta che porsi degli obiettivi, buttare in là il sasso ancora un po’ e poi raggiungerlo.

“Azz…  dormi” ha detto Ale a Andrea che aveva sonno durante la Parigi-Brest-Parigi. Aveva superato Brest e stava ritornando indietro. Non dormiva da due giorni circa. Aveva sonno. Andrea non ha una gamba, ma ha un obiettivo. Ed è capace di avere e ascoltare un Ale che gli dice: “Azz… dormi, sei mica venuto fino a qui per dormire”

I cinque giorni sono trascorsi. E’ ora di tornare a casa. Ma mica si torna a casa per dormire.
Sono sopravvissuti tutti. Incredibile! Mmm… per essere precisi non sono sopravvissuti tutti.
Indy, il nostro porcellino d’India è morto.  Il Sindacalista me l’ha detto piangendo per telefono.
“Mamma è morto Indy”
Le risposte che mi sono venute in testa in ordine di apparizione:
Uno: “Torno subito a casa”
Due: “Ne compriamo un altro”
Tre: “Sei molto triste?”
Ho scelto la tre.
Ho scelto di dare fiducia alle loro risorse, alla loro capacità di farcela ad affrontare questa esperienza. Ho scelto di dare fiducia a me e al mio lavoro degli ultimi dieci anni.

Torno nella mia (potenziale) zona di apprendimento.
Mi sono sempre definita “pedagogista da campo”. Da oggi chiamatemi pedagogista esperienziale.
E basta dormire!

Ah … alla fine l’Ingegnere se l’è cavata egregiamente … a parte i tovaglioli di carta azzurri che campeggiano nella mia cucina gialla e piena di girasoli. C’entrano come la famosa ciliegina sulla zuppa di pesce.
E’ faticoso, ma restiamo aperti al cambiamento.

Bamamma&Lapedagogista eccezionalmente insieme

Guarda il video di IALT5 per sentire quello che le parole non riescono a dire:

Nessun video corrispondente

Le bugie

Pubblicato da lapedagogista il 23 nov, 2011 in Famiglia, Pensieri educativi | 6 commenti

Tutti i bambini prima o poi dicono qualche bugia.  Aggiungerei, per fortuna ;)
Dire bugie fa parte della natura umana: del resto noi adulti siamo un ottimo esempio di questo :P
Spesso valutiamo come grave la bugia, perché sembra minare il rapporto di fiducia che abbiamo col nostro bambino.  La consideriamo un’offesa personale.

Prima di tutto, è importante sapere che dire bugie fa parte delle tappe evolutive: il bambino si è reso conto di non essere un tutt’uno con la mamma e che la mamma e che il papà non possono “leggergli nel pensiero” e sapere sempre e comunque tutto di lui.  Questo probabilmente non vi consolerà ma almeno vi aiuterà a vedere le cose da un’altra prospettiva.
Inoltre, vi propongo di provare a guardare alle bugie come a un’occasione. Prestando attenzione al contenuto delle bugie, possiamo capire meglio il nostro bambino, quello che pensa e immagina, il suo rapporto con le cose e le persone, la sua relazione con noi genitori.

- Tra le bugie più classiche e “collaudate”, ci sono quelle per evitare punizioni o qualcosa di sgradevole: avete presente “quel mal di testa” quando ci sono i compiti da fare o “quell’attacco di tosse” molto realistico e altrettanto improvviso, che pare non si possa proprio andare alla scuola? Ognuno di noi ha detto bugie di questo tipo e si può ben immaginare perché: è decisamente difficile assumersi la responsabilità delle proprie azioni, specialmente quando si sa che l’abbiamo combinata grossa (… vale anche per noi grandi). Meglio inventarsi una realtà “alternativa”…
- Molto simili alle precedenti  sono le bugie per discolparsi: “non sono stato io!”. Se le bugie di discolpa sono molto frequenti può essere che il bambino abbia paura delle punizioni, del giudizio dei genitori e di deludere le aspettative che si immagina abbiano i suoi genitori … di non essere il nostro “bravo bambino”.
- Infine ci sono le bugie che servono a “farsi belli” o attirare l’attenzione di fronte agli altri. Più che di vere bugie si tratta di tentativi di fabbricarsi un’altra realtà ricorrendo alla fantasia e al pensiero magico.
In questo caso la bugia, oltre ad esprimere un desiderio del bambino (ho tanti amici, papà viene sempre a vedere i miei allenamenti, sono il più bravo della classe, ho questo gioco bellissimo …), può esprimere  anche un disagio che spinge a costruirsi una realtà più bella in cui rifugiarsi.

Nei bimbi più piccoli le bugie “creative” sono frequenti, poiché i bambini non hanno una netta distinzione tra fantasia e realtà.
A volte i bambini le sparano davvero grosse ma non hanno una cognizione precisa e, se si devono inventare qualcosa di alternativo alla realtà, meglio farlo alla grande. Di questo non c’è da preoccuparsi in modo eccessivo. Bisogna fare invece più attenzione quando le bugie sono davvero tante e ripetute. In questo caso la domanda che possiamo farci è: perché questo bambino ha bisogno di nascondere o trasformare così spesso la realtà?

Ok, ora sappiamo che le bugie ci possono aiutare a capire meglio i nostri figli … ma poi come ci dobbiamo comportare per essere genitori sufficientemente bravi di questi piccoli Pinocchio?

Incoraggiamo i bambini ad essere sinceri.
Questo significa accogliere anche le loro emozioni negative. Se avete sgridato vostro figlio perché lanciava un oggetto e glielo avete sequestrato, il bambino sarà arrabbiato. Può dirvi che è arrabbiato! Qualsiasi emozione può essere espressa, io sono l’adulto e posso anche sostenere il fatto che tu bambino non la pensi come me e vorresti fare diversamente. Me lo puoi dire e io non monterò su tutte le furie: puoi essere sincero con me. Non posso sequestrare un gioco a mio figlio e pretendere anche che mi dica “l’hai fatto per il mio bene” e che si dimostri felice e contento. Così non lo incoraggio ad essere onesto …
Per chiarirci: puoi essere arrabbiato, puoi esprimere la tua emozione, ma questo non ti restituirà il gioco

Non perdetevi in lunghe prediche.
Se siete sicuri che sia stato vostro figlio a fare qualcosa, non fate troppo giri di parole, domande trabocchetto o interrogatori degni della CIA. Ditegli : “Non dovevi fare quella cosa!”
Pensate a voi, come reagite quando vi fanno la domanda retorica “Sei stato tu a fare … ?”. Non vi sentite con le spalle al muro e non vi viene la tentazione di negare, negare e negare ancora?  Quindi anche noi, cerchiamo di non fare domande, alle  quali peraltro i nostri figli potrebbero essere fortemente tentati di rispondere con una bugia.
Spostate la comunicazione dalla bugia al motivo che ha spinto a mentire.

Non etichettate un bambino come bugiardo.
Le etichette fanno sempre male e spesso coloro ai quali vengono appiccicate rischiano anche di credere di avere solo quell’ingrediente nel proprio bagaglio di caratteristiche personali e quindi di non potere essere altro.

Quando ci si sente accusati, si tenta di difendersi in ogni modo. Anche mentendo. Diventa un circolo vizioso.

Insegniamo l’importanza di dire la verità e della fiducia che la verità crea tra persone.
Ma ricordiamo che non è necessario perseguire la verità sempre e comunque: se la bugia non è grave, possiamo anche evitare di smascherare apertamente nostro figlio. Con delicatezza e sensibilità, possiamo ascoltare, mostrarci disponibili al dialogo, creare un clima di tranquillità in cui il bambino possa esprimere le sue emozioni e magari senta meno il bisogno di raccontare “storie”.

Se volete che i vostri bambini siano sinceri, siate sinceri con loro.
Ovviamente in modo proporzionato alla loro età e alla situazione, dite sempre la verità.
Di vaccinazioni che non fanno male e medicine “buonissime” nella mia vita ne ho sperimentate davvero poche.
Noi adulti siamo specializzati in bugie “a fin di bene”.  Per i bambini (e per le loro competenze cognitive) sono bugie e basta. Piuttosto che dire una bugia, insistete sulla parte positiva.
“La medicina potrebbe non essere buona, ma dentro ci sono i soldatini che combattono i microbi che ci sono nel tuo corpo. Poi ci mangiamo qualcosa di buono insieme. “
A proposito di una vaccinazione o di una puntura, non è necessario descrivere dettagliatamente che “farà male, moooolto male”. Se ve lo chiedono, si può dire che “potrebbe fare male, così come un pizzicotto. Ma passerà subito!”
Se dovete andare via,  non dite che state via “due minuti” quando invece state partendo per il supermercato ad approvvigionarvi come se la peggiore carestia fosse alle porte o se è il primo giorno di saldi e siete pronti per una sessione di shopping estremo.
Fin da piccolo, salutate sempre il bambino, senza sparire nel nulla, altrimenti non si fiderà più del fatto che siete state sincere con lui e che avete “un appuntamento speciale”: il momento in cui vi rincontrerete.
Se fate delle promesse, mantenetele. Quindi state attenti alle promesse che fate. Può capitare di non poter mantenere una promessa e i bambini possono capire le motivazioni. Ma se capita troppo spesso, il bambino interiorizza che non è importante essere onesti … tanto nemmeno papà e mamma lo sono.

Per concludere non dite  ai vostri figli: “Non dirlo al papà/mamma/nonni”.
Non è un esempio di onestà, ma soprattutto sappiate che i vostri figli lo diranno comunque …  perché tendenzialmente sono molto più trasparenti di noi genitori!

A proposito di …

Ho una relazione complicata con Babbo Natale

Pubblicato da bamamma il 23 nov, 2011 in Famiglia, Vita in famiglia | 5 commenti

Che il Natale non mi entusiasmi non è un mistero.
Ma quest’anno ho aperto un personalissimo contenzioso con Babbo Natale.

Il tutto è iniziato verso Settembre.
La Streghetta armeggiava nel giardino dei miei genitori intorno all’amata intoccabile aiuola di SignoraMamma.
“Streghetta cosa stai combinando?”
“Niente” traduzione di “niente = ti devi preoccupare”… quindi mi avvicino …
“Ma guarda che casino!”
“Non sono stata io!”
“Eh sì… non sei stata tu! E allora chi sarebbe stato?”
E la piccola mentitrice, con voce sicura e sguardo disinvolto: “Babbo Natale”
“Babbo Natale? Uhh … infatti ho visto un vecchietto vestito di rosso che vagava per il giardino …”
“Eh, ecco, blava … ela vestito di losso e con la balba bianca? Ela lui!”

Poi, verso Ottobre, c’è stata quella volta che sono andata a fare pipì lo sapevo che dovevo tenerla. Le mamme non hanno diritto a fare pipì. Come si fa al terzo figlio a farsi distrarre così? Ormai ho anche la vescica a tenuta stagna con tutto l’allenamento che ho fatto negli ultimi 10 anni.
Torno dal bagno e trovo la nana piccola con la perforatrice per carta (quell’aggeggio che fa i buchi nei fogli, per intenderci) in una mano e nell’altra l’auricolare dell’Ingegnere… o meglio un pezzo dell’auricolare
L’altro pezzo del cavo, giaceva penzoloni sul pavimento.
Ho letto tutti i libri di Lincoln Ryhme, Kay Scarpetta e Montalbano, quindi ho capito subito cosa fosse successo. “Qualcuno” aveva sperimentato nuovi usi della perforatrice (e pare funzioni benissimo per tagliare i cavi elettrici).
“Streghettaaaaaaaa”

Mi vien da piangere…e chi lo sente l’Ingegnere stasera …
“Non sono stata io, è stato Babbo Natale!”
e noooo, niente Babbi Natale, omini vestiti di rosso: questa volta ti sistemo io!
“Sei stata tu Streghetta!”
“Ma … tu mi hai visto che son stata io?”
“Sì! Ti ho visto!”
mento con sicurezza, l’importante è sembrare convinti … vediamo cosa dici ora …
E la nana piccola, montando una faccia contrita, poggiandomi delicatamente la mano sul braccio in segno di fiducia illimitata nelle mie possibilità, dopo studiata pausa: “Oh scusa… mi dispiace molto molto… cledi che liuscilemo a liaggiustallo? Mammina tu sei tanto blava a liaggiustale le cose”
Ho nascosto tutto sperando che l’Ingegnere pensasse di averlo perso. Chiaramente la strategia di occultamento non ha funzionato.
Per la cronaca, Babbo Natale in questi mesi è stato protagonista di altri scellerati episodi: ha graffiato il mio WinnieNipote sulle sue guanciotte paffute, ha rotto oggetti vari, mi ha disegnato un’allegra faccina sul (fondo) schiena, ha messo a soqquadro la stanzetta dei giochi diverse volte e altrettante volte ha allagato il mio bagno nel tentativo di lavarsi le mani …

“Ahia mi hai tirato i capelli!”
“E’ stato Babbo Natale!”
“Ah sì? E’ stato Babbo Natale? Bene! Allora basta! Babbo Natale mi ha rotto! Me ne ha combinate di tutti i colori in questi mesi. Sai cosa faccio Streghetta? Io quest’anno a Natale col piffero che lo faccio entrare a casa mia! Chiudo porte e finestre e a casa mia Babbo Natale non entra!”
La nana infingarda si nasconde la bocca con la mano e biascica qualcosa :”SCXç°°à”
‎”Mamma hai sentito?”
“No, cosa?”
“Babbo Natale ti ha chiesto scusa. Dai non fale stolie e scusalo”.

Che dire? Pinocchio era un dilettante confronto alla Streghetta.

Novità dell’ultima ora: da ieri sera la Streghetta sostiene con convinzione di essere Gesù Bambino e di portare lei i “legali”… Forse, intuita la possibilità che io mi sia inimicata definitivamente Babbo Natale, ha optato per il fai da te.

Il parere della pedagogista

Manutenzione della coppia

Pubblicato da lapedagogista il 15 nov, 2011 in Famiglia, Pensieri educativi | 9 commenti

Spesso siamo così occupati a fare i genitori e a prenderci cura dei nostri figli che ci dimentichiamo che ci dobbiamo anche prendere cura del nostro essere coppia.

Per iniziare ecco tre semplici cose che fanno bene alla coppia e che, se ci pensate bene, non sono poi così difficili da fare:

  • Raccontate e raccontatevi la vostra storia d’amore.

Un mio bravissimo docente e terapeuta familiare diceva che la prima cosa che chiedeva alle coppie in crisi che si rivolgevano a lui, era di raccontare il loro primo incontro. Se gli occhi “sbarluccicavano” voleva dire che c’era ancora speranza per quella coppia …
Guardate le vecchie foto, raccontate come vi siete incontrati, ricordate i momenti più importanti della vostra storia insieme. Fa brillare non solo gli occhi, ma anche battere il cuore. Fa uscire dalla quotidianità e permette di ri-vedere il filo rosso dell’amore che vi ha unito e vi unisce.

  • Fate qualcosa insieme voi due senza i bambini

Uscite da soli. Non quando e se capita. Datevi un appuntamento. Una volta al mese, ogni due mesi. Due volte all’anno. Certo che sia realistico e fattibile per la vostra famiglia. Ma fatelo! Segnatevelo proprio sull’agenda o sul calendario! Prendetevi l’impegno e organizzatevi con nonni, baby sitter, amici ….
Non sarà romantico, prendersi gli appuntamenti come se fosse un lavoro, ma se si aspettano tutte le congiunture astrali favorevoli, che non siate stanchi e che ci sia l’atmosfera giusta… finisce che il tempo passerà e voi non uscirete mai da soli.

  • Ditevi “ti amo” e baciatevi (l’ultima cosa – davanti ai figli – senza esagerare :P )

Gesti e parole d’amore sono importanti non solo per far sentire speciale la persona che ami e tenere “al caldo” il vostro legame affettivo, ma perché i bambini ci guardano e imparano da noi l’amore, la gentilezza, il rispetto per l’altro. Imparano che non siamo solo papà e mamma , ma anche persone che stanno vivendo e alimentando la loro storia d’amore. Non dimentichiamoci che da noi imparano cosa significa amare e cosa significa essere coppia.

A proposito di …

Una vita …

Pubblicato da bamamma il 15 nov, 2011 in Famiglia, Vita in famiglia | 3 commenti

Oggi vi racconto una storia, che inizia nel secolo scorso (come direbbe il Sindacalista).
25 anni fa, come oggi, c’era una quindicenne che andava a una festa di compleanno tra amici … e incontrava un ragazzo che non avrebbe mai immaginato sarebbe diventato il suo migliore amico …
Dopo 9 anni un colpo di fulmine (tardivo ;) ) lo trasformò nel suo fidanzato e, dopo 4 anni, grazie alla sua dolce insistenza, si sposarono.
Ora, come immagino a questo punto della storia abbiate intuito, sono sposati da una dozzina di anni. E hanno tre bambini, per la precisione tre piccoli cloni di quel ragazzo.
Quella 15enne che andò a quella festa e a cui chiesero di fare un gioco un po’ stupido in cui alla fine sputava dell’acqua in faccia ad un ragazzo (“Mamma qual è la prima cosa che hai detto a papà quando l’hai conosciuto?” “Gli ho sputato in faccia”… ok per quando crescono mi invento qualcosa di più romantico …), non sapeva certo che quell’incontro avrebbe significato tanto, anzi avrebbe significato praticamente la vita.
Una vita fatta di amore, amicizia, fiducia, sicurezza, sostegno, stima, passione, accese discussioni, complicità molta e molto molto senso dell’umorismo.
Insomma visto l’esordio, direi che ci è andata bene.
Cioè a me, di sicuro … all’Ingegnere non saprei …

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