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Farfalle nella pancia vs amore quotidiano

Pubblicato da bamamma il 21 mar, 2012 in Famiglia, Vita in famiglia | 4 commenti

Lettere verdi alte 40 centimetri guardano la mia scuola, quella dove sono andata io e che frequentano tuttora il Sindacalista e la BimbaCartoneAnimato.
Mi fermo sul cancello e leggo le parole che escono dal selciato grigio.
“I’m lost, I’m vain without you  G.”
Sorrido. G deve essere molto innamorato. Non la vuole perdere.
Per oggi almeno, visto che G. avrà 15 anni al massimo e magari è un po’ volubile come tutti gli adolescenti.
E lei sarà felice di questa scritta? Oppure la considererà un’intrusione?
E mentre la mia mente vaga e immagina storie con tanto di protagonisti e antagonisti,osservo intorno a me le reazioni delle persone, che si suddividono in quattro categorie.
Categoria 1: femmine adulte e non. Con gli occhi a cuoricino, sorridono, un po’ divertite, un po’ sognanti. Io appartengo a questa categoria.
Categoria 2: femmine adulte, con ogni probabilità mamme di figli che frequentano le medie o il liceo. Scuotono la testa preoccupate ed esclamano “Che età!” “Hanno tutto in testa tranne che la scuola!”
Categoria 3: maschi adulti e non.  Attraversano la strada, calpestando le lettere e non si accorgono di nulla.
Categoria 4: maschi adulti.  Indignati esclamano: “A quello lì gli farei ripulire tutto”.

“Ingegnere, ciaoooo! Hai visto la scritta fuori dalla scuola stamattina?”
“Ah sì, la scritta, sì me l’hanno fatta notare  (maschio adulto che non si accorge di nulla, avvisato da femmina non adulta – BimbaCartoneAnimato – con sorriso e occhi a cuoricino. Il Sindacalista nemmeno si è accorto che c’era ancora la scuola.)
“Eh già! Nessuno ha mai fatto nulla di simile per me!”
“Uno: Noi non andavamo a scuola insieme! Due: non è originale, l’ha copiata dalla canzone e tre: io gliela farei ripulire!”
“Non fare l’ingegnere! Ecco! Voi uomini non capite niente! E poi cosa vuol dire non andavamo a scuola insieme? No, perché la tua mente di uomo pragmatico e pratico non concepisce nemmeno l’idea che lui non vada affatto lì a scuola. Magari lui abita a Canicattì  e si è fatto chilometri per lasciarle il messaggio!”
“Seeeh … e invece magari vive in uno dei due camper che sono sempre parcheggiati li fuori dalla scuola.”
“Sì, perché la ama e le vuole stare vicino! No, lui è arrivato da lontano di notte, e ha scritto al freddo …”
“Al freddo? Il 20 di Marzo? Se l’avesse amata tanto, avrebbe scritto quest’inverno a -10… sempre che quest’inverno la conoscesse!”
“Insensibile!”
“I’m lost, I’m vain. I will never be the same – che lui si è anche dimenticato – without you. Contenta? Adesso te l’ho scritta … e pure intera.”
“Stai finendo sul blog sappilo!”
“Seeeh … son capaci tutti di scrivere una frase per strada. Poi amare è un’altra cosa …”
“Oh, mi stupisci, ti stai salvando!”
“Questo tra due giorni passa con lo spray rosso e tira una bella croce sopra la scritta. Io per 25 anni non ho mai smesso di professare il mio amore per te. Quindi direi 25 a 0 per me”
“….” (a volte anche io resto senza parole)
Fine della conversazione.

Dopo qualche minuto però…
“Scusa… 25 anni? Venticinque???”
“Sì da 16 anni, da quando ti ho conosciuta in poi”
“Ma  ti ricordo caro che ci siamo fidanzati nel 1995”
“Sì, ma io ti amo da quando ti ho conosciuta e mi hai gentilmente sputato in faccia.”
“Ok, va bene. Facciamo che ti tolgo un po’ di anni. 17 a 0 per te”
“Ehhh come sei precisina e permalosa.”

Comunque ci ho pensato: rifiuto la scritta, tengo l’Ingegnere e vado avanti :)

E’ primavera (non) svegliatevi bambine

Pubblicato da bamamma il 16 mar, 2012 in Famiglia, Vita in famiglia | 4 commenti

Oggi saluto una mamma all’uscita della scuola, che non si ferma e proseguendo a passo sostenuto mi dice: “Scusa, scappo devo fare il cambio di stagione!”
Giuro che sono rimasta a bocca aperta: io non avevo nemmeno contemplato l’eventualità che a un certo punto cambiasse la stagione. Figuriamoci se a metà Marzo penso al cambio di stagione, attività che per altro aborrisco e a cui evito di rivolgere la mente sempre, in particolare se moltiplicata per 5 membri della  famiglia.

Confesso che mi è venuta l’ansia.
Poi mi chiama la mamma di una compagna di classe della BimbaCartoneAnimato e inizia a parlarmi senza troppi preamboli di feste di compleanno: “La facciamo come gli altri anni tutte e tre le bimbe di Aprile insieme? (non è solo un mio vezzo fare figli in Aprile evidentemente) “No, perchè tra Pasqua e 25 Aprile non è che rimangono molte date. Fissiamo? Come ci organizziamo?”

No no noooo. Per me fino al 21 Marzo non è nemmeno Primavera!!
Niente feste di compleanno, niente cambi di stagione.
Ignorerò perfino le zanzare che ho avvistato svolazzare provocatoriamente intorno alla mia auto.
E insime alle zanzare ignorerò anche tutti coloro che mi comunicano con guadio: “Ho prenotato le vacanze estive!”.
Lallallalalallala non sentoooooo.

Ma anche a voi sembra che tutti siano sempre più protesi in avanti e che non ci siamo un minuto per gustarsi il presente?
Come recita il mio film cult per eccellenza, nonchè la citazione più profonda dell’ultimo ventennio “Ieri è storia, domani è un mistero, ma oggi è un dono e per questo si chiama presente”.
Quindi … giù le mani dal mio presente!

Avete indovinato da dove è tratta la citazione?

Suggerimenti semi-seri per sopravvivere alle liti tra fratelli

Pubblicato da lapedagogista il 14 mar, 2012 in Famiglia, Pensieri educativi | 3 commenti

Ho fatto la mia tesi di laurea sui fratelli ed è un argomento che mi ha sempre appassionato. Perché? Perché la relazione fraterna è la relazione di più lunga durata che una persona sperimenta nella sua vita. La relazione fraterna sopravvive alla relazione genitoriale e inizia nell’infanzia, prima della relazione con i coniuge, con i figli e con la maggior parte degli amici. Già la sua durata ci dà un’idea dell’impatto che ha sulla nostra vita!
E’ anche vero però che spesso i fratelli litigano tra loro. Ve l’avevano detto quando avete avuto il secondo figlio e se non siete figli unici lo sapevate per esperienza …  ma è sempre una gran fatica stare in mezzo a due o più figli che litigano tra loro.
Ecco qualche idea concreta per sopravvivere:
1.    Per prima cosa quando i miei figli litigano mi ripeto come un mantra che il  litigio tra fratelli non è negativo in sé e per sé, anzi abitua i bambino i ad affrontare le situazioni conflittuali. E’ una palestra in cui i bambini si allenano a controllare la propria aggressività, a usarla nel modo e nel momento opportuno, ad usare il senso dell’ironia per “arrendersi” all’altro e “vincere” senza umiliare l’altro. Questo non li fa smettere di litigare, ma dona una sguardo diverso sui conflitti fraterni.
2.    Regola aurea: se non scorre sangue non mi scomodo … tradotto significa che cerco di lasciare che se la sbrighino il più possibile da soli. Possiamo stabilire situazioni che necessitano il nostro intervento: quando si stanno facendo male o si picchiano, quando si offendono pesantemente, quando un fratello umilia sistematicamente un altro.
3.    La regola di “san Tommaso” è un altro aiuto alla sopravvivenza: se non vedo non credo. Ad ogni fratello che riveste il ruolo del persecutore, si abbina perfettamente uno che riveste il ruolo della vittima. Spesso se si interviene a oltranza si finisce sempre per difendere la “vittima”. Ma la riflessione che faccio è questa: loro son fratelli, sono “pari”, tra loro si aggiustano. Da grandi non si ricorderanno che se le davano di santa ragione, ma che mamma (o papà) parteggiava per uno o per l’altro. Quindi alla fine la peggio la avrei io genitore.
Se sono testimone oculare intervengo… altrimenti dichiaro che io non ho visto (a meno che scorra sangue :P ) … così evitano di venire a tormentarmi, tanto sanno che faccio il pesce in barile …
Se si infilano nel ginepraio “ma ha iniziato lui!”, rispondo salomonicamente: “non mi interessa chi ha iniziato, ma chi finisce”. Rinforziamo il positivo!
4.    Le maggiori liti tra fratelli sono per questioni di proprietà. Se litigano troppo a lungo per una cosa, la faccio sparire finché non si accordano.
Se un gioco è usato in modo improprio come arma … sparisce per un po’…
A volte li preavverto “Mi sembra che il gioco che state facendo, vi porterà a farvi male …” uomo avvisato, mezzo salvato …). Giocare d’anticipo spesso si rivela utile: dico come mi aspetto o desidero che si comportino tra loro, incoraggio o scoraggio i comportamenti prima che sorgano difficoltà.
5.    Partendo dal presupposto che devono imparare a condividere e che questo è un valore per la nostra famiglia, non compriamo giochi doppi o tripli. Chiaramente ognuno ha la sua bicicletta e stiamo attenti a comprare un pensierino personale per ognuno se c’è l’occasione. Ma di Nintendo Ds ce ne è uno, per la tv si devono accordare, i giochi di società sono benvenuti.
6.    Time out: se litigano troppo, gridano o si menano (specie se piccoli) li divido in due stanze diverse: “Se non riuscite a stare insieme, state divisi, vi proibisco di stare insieme, finché non imparare a stare insieme senza litigare!”. Dopo un po’ vengono loro a pregarvi per poter tornare a giocare insieme e intanto gli animi si sono smorzati.
7.    Li premio e li lodo quando vanno d’accordo o sono gentili tra loro (a volte ci vuole molta fantasia, ma fare la mamma è un mestiere creativo).
8.    Se sono sgarbati tra loro, chiedo loro di riformulare la frase in un tono diverso. Per cui “La finisci di masticare con la bocca aperta! Fai schifo!!!” può essere sostituito con “Scusa, puoi mangiare con la bocca chiusa perché mi dà fastidio”.
9.    Cerco di evitare come la peste bubbonica i paragoni tra loro. Non è facile a volte. Ma non voglio che siano in competizione tra loro e credo che ognuno di loro abbia le sue caratteristiche particolari che lo rendono unico e speciale. Hanno già abbastanza motivi per litigare tra loro senza che io li aiuti a non sopportarsi tra loro dicendo: “Ma guarda tuo fratello/sorella!”
10.    C’è poco da fare: i figli ci guardano e ci prendono come esempio. Come si dice, anche nelle migliori famiglie capita che i genitori litighino tra loro. Non è sbagliato che i figli vedano che siete arrabbiati, che discutete … certo senza superare certi limiti.
Ed è importante che alla fine della litigata, gli facciate vedere che avete risolto il problema e che vi siete chiesti scusa. I bambini così imparano che si può non essere d’accordo e continuare a volersi bene.

A proposito di …

Firenze andata e ritorno

Pubblicato da bamamma il 13 mar, 2012 in Vita in famiglia | 10 commenti

Due occhi azzurri come il cielo e profondi come un lago di montagna mi mandano una mail. Una mail che parla in modo deciso … anche se una mail tecnicamente non ha un tono: “700 persone intendono ascoltare una tua spiegazione di ciò che è la creatività, quella dei bambini e quella degli adulti”.
Io … 700 persone. 700 persone che si occupano di creare acconciature e io. Io … creatività. A Firenze.
No, non ci penso nemmeno. Anzi nemmeno se ne parla. No, grazie.
Ed è così che sono partita con destinazione Firenze.
Ho preso 4 treni per stare via tre giorni. Tre giorni che avrei voluto percorrere al contrario, ma non sempre si può scegliere: prima le coccole delle amiche, poi il grande show party, poi l’evento formativo.
Mia nonna diceva: “Prima il dovere e poi il piacere”. E mi si deve essere innestato questo dogma nel DNA. Quindi ho vissuto tre giorni remando contro.
Sabato, io e il mio trolley color argento, siamo partiti lasciando a casa una piccola Streghetta febbricitante e un Ingegnere che ironizzava dando voce al mio sconfinato senso di colpa: “Che madre sei che te ne vai e lasci la bambina a casa con la febbre?”. Lui rideva e prendeva per il lato b. Io stavo per lasciare giù il trolley. Se non fosse stato che il contenuto era stato oggetto di decisioni e ripensamenti fino alle ore 2.00 di quella lunga notte: quindi, dopo tanto sforzo, non potevo esimermi dal partire.
“Mamma, ma devi proprio andare? Non puoi farne a meno? E’ morto anche il porcellino d’India l’altra volta che sei stata via!” dava poderose spallate alla mia traballante centratura la BimbaCartoneAnimato.
“Ma poi torni? E quando torni di preciso?” si informava col suo tono ansiogeno e indagatore il Sindacalista.
E fu così che in un giorno presi 4 treni senza sbagliarne uno.
E fu così che per ingannare l’attesa tra un treno e l’altro comprai un vestitino che mi chiamava da una vetrina ammiccando, con un cartello che recitava “-50%”.
E fu così che per non pensare riuscii anche ad attivare la connessione del wi-fi sul Freccia Rossa: da annoverare nei miei successi personali.
Io da sola che prendo un taxi.
Io da sola in questa stanza con due letti, quando a casa ne ho uno solo e oltretutto in multiproprietà.
Io che tanto in quel letto, anche se nessuno mi sveglia perchè deve fare pipì o dirmi che ha fatto un brutto sogno,  non riesco a dormire come si deve.
E poi se dormo 8 ore di seguito rischio anche che mi viene il mal di testa … che non sono più abituata.
Il palco e la passerella, dove ieri le modelle hanno sfilato con le loro gambe lunghe e sottili. Con quelle scarpe tacco 15 che ti viene il pensiero che tanto a loro non servono per slanciare i chilometri di cosce che hanno e alla fine non sarebbe così riprovevole fregargliele.
Tu lì sopra devi parlare di creatività, su quella passerella dove ieri gli hair stylist hanno creato acconciature sorprendenti, lasciandoti con la bocca aperta a forma di cerchio.
Sì, perché non è un palco: io ci parlo qualche volta dai palchi. Ho anche presentato la recita della scuola materna dei miei figli. Ok, lasciamo perdere…  era per sdrammatizzare.
Però quando parlo alle persone di solito sono bidimensionale, almeno il lato b non me lo vedono. Lì mi devo muovere in uno spazio vuoto dove mi vedono a 360 gradi e devo dire qualcosa che arrivi alla testa e al cuore. Soprattutto devo dire qualcosa.  Con tre schermi giganti che mi circondano, sola con i miei anfibi e il mio vestitino nuovo.
Raccontano la loro storia Andre e Ale … e emozionano. Parlano Due occhi azzurri come il cielo e la voce decisa attira l’attenzione.
Fa freddo, per il freddo tremo un po’ e sono un po’ blu. Ok, non è freddo … è fifa, lo ammetto.
Sento dal backstage un PiccoloGrandePrincipe che mi presenta con parole che scaldano tanto il cuore. Ma non posso emozionarmi troppo e dirmi come al solito che non me lo merito, perché tocca me.
Da “mamma” potrei parlarvi della creatività che ci vuole ad affrontare la vita di ogni giorno, dare risposte non scontate, risolvere problemi; della creatività che ci vuole a farci stare tutto, a trovare una soluzione efficace e tempestiva. Potrei dirvi che non basta essere creativi se non sei preparato, organizzato e competente. E semplice. Che si impara a essere creativi e che i miei figli me l’hanno insegnato o forse me l’hanno insegnato la vita e il bisogno di sopravvivere.
Ma sono lì sopra finalmente e voglio solo raccontare una storia ai visi, agli sguardi, alle persone che ho intorno. Una storia che parla di un modo di pensare e di essere … e di tornare a essere, come quando si era bambini.
Le parole in poco più di 20 minuti si sciolgono in un abbraccio.
Poi riguardo le fotografie di me lì, sopra a quella passerella, impegnata a raccontare.
Anzi, forse come una scena di un film di paura, le sbircio. Quanto sono piccola lì sopra e non ho certo la postura della modelle, così un po’ protesa in avanti per incontrare chi mi ascolta. Poi rido e dico ad alta voce: “La formica gobba”. Sembro una piccola formichina un po’ gobba.  E riesco a guardare le foto.
Nella vita ci vuole coraggio e ironia. Senza l’uno o l’altro si vive lo stesso … ma non tanto bene.
Ho ripreso tutti i treni e sono tornata a casa. In poco più di tre ore ero di nuovo nel mio ruolo di mamma, preparavo la cena e l’emozione residua e la stanchezza mi aiutavano ad essere sufficientemente insopportabile e sufficientemente imperfetta da riguadagnarmi il permesso di andarmene via ancora.
Ma nell’istante in cui sono entrata in casa con il mio trolley, la Streghetta  si è bloccata come davanti a un apparizione: “Mamma mamminaaaaa”. E si e messa a battere le mani per esprimere quello che sentiva. L’applauso più tenero ricevuto in questa giornata.

Gelosie tra fratelli

Pubblicato da ba@strano il 12 mar, 2012 in Diretta radio, Famiglia, Pensieri educativi | 0 commenti

Gelosie tra fratelli

Ascolta la registrazione della diretta radio su MammeInRadio.it dell’8 Marzo 2012 dove Bamamma&Lapedagogista hanno parlato di gelosie tra fratelli.

Clicca QUI per ascoltare tutte le dirette radio

Litigi tra genitori

Pubblicato da ba@strano il 9 mar, 2012 in Diretta radio, Famiglia, Pensieri educativi | 0 commenti

Litigi tra genitori

Ascolta la registrazione della diretta radio su MammeInRadio.it del 21 Febbraio 2012 dove Bamamma&Lapedagogista hanno parlato di litigi tra genitori.

Clicca QUI per ascoltare tutte le dirette radio

Cameretta, è il momento “giusto”?

Pubblicato da lapedagogista il 27 feb, 2012 in Famiglia, Pensieri educativi | 0 commenti

Giorgia E. Cozza mi ha intervistato per l’articolo “Cameretta, è il momento giusto?”, pubblicato su “Io e il mio bambino”.

Alcuni spunti di riflessione per mamme e papà, sempre ricordando che “non esiste ‘la ricetta’. Esistono le mamme, esistono i bambini e tante possibili soluzioni, che rispondono al meglio ai bisogni del piccolo e della famiglia.”

Buona lettura

Certe notti

Pubblicato da bamamma il 27 feb, 2012 in Famiglia, Vita in famiglia | 6 commenti

La lettura è fortemente sconsigliata a mamme uni-figlio ancora piccolo e soprattutto a donne incinta.

Certe notti sei sveglio
o non sarai sveglio mai

Certe notti. Sono più di 11 anni che nella mia vita ci sono certe notti.
Sono più di 11 anni che non dormo una notte intera come si deve.
La Streghetta alla veneranda età di quasi quattro anni, tutte le notti timbra il cartellino.
Certo il Sindacalista e la BimbaCartoneAnimato dormono, di norma (a parte eccezioni di cui sotto) … ma sono vicini di età, così 4 anni delle mie notti se ne sono andati tra allattamenti notturni e tentativi di fare pace con il dormire. I rimanenti anni di vita notturna, prima dell’arrivo della Streghetta (e a seguire), si sono suddivisi equamente in:

  • insonnia gravidica: sono l’unica che ne ha sofferto al mondo… un incubo. Io non dovevo fare il test di gravidanza. Ero sveglia in piena notte a guardare il soffitto e/o vomitavo. Io che – una volta :( – dormivo 12 ore per notte.
  • Malattie varie: dal semplice raffreddore, a quella tossettina fastidiosa e insistente, alla febbre da controllare in piena notte, fino al caro virus gastrointestinale, il sommo terrore di tutte le mamme.
  • Sangue dal naso: solo i miei figli di notte? L’Ingegnere dice che anche a lui succedeva da piccolo. Ah, ecco … solo ai suoi figli.
  • Denti di ogni tipo e genere: oltre ai canonici, ne spuntano anche intorno ai 5 anni e oltre. E’ ufficiale, sappiatelo odio i denti.
  • Incubi notturni: polli giganti, mostri vari, ladri, altro non meglio specificato, ma tutto prontamente comunicato alla mamma, che sarei io.
  • “Mi sento solo/a”: in particolare in coincidenza con l’inizio della scuola materna/elementare. Tre figli per 2 inserimenti ciascuno … fate voi i conti. Spero non si ripeta con la scuola secondaria di primo grado (la buona vecchia scuola media).
  • “Ho sete”: tutte le volte che alla sera ho la geniale idea di dare loro da mangiare la pizza.
  • “Mi scappa la pipì”: … e vai a farla senza annunciarmelo!!!

La conoscete la Ninna Nanna del Chicco di Caffè?

“Dormono le case
dorme la città
solo un orologio suona e fa tic tac;
anche la formica si riposa ormai,
ma tu sei la mamma e non dormi mai”

E passi che dorme la casa, e passi che dorme la città … ma pure la formica
E io? No, io che sono la mamma non dormo mai . Che cu… ehm cubitale fortuna!
Una notte in cui uno dei miei figli a caso mi ha svegliato ci ho riflettuto e da allora non mi piace più questa canzone. Anzi mi stanno pure sulle sfere le formiche.

Certe notti se sei fortunato
bussi alla porta di chi è come te.

Colleghe mamme, se sentite bussare alla vostra porta una di queste notti… è probabile che sia io.

Mamme uni-figlio ancora piccolo e soprattutto donne incinta, se avete letto fin qui non prendetevela con me, io vi avevo avvertito che era a vostro rischio e pericolo. Non mi sentirò responsabile del decremento demografico, è stata una vostra scelta leggere.

Il parere della pedagogista

Quando la coppia scoppia

Pubblicato da lapedagogista il 20 feb, 2012 in Famiglia, Pensieri educativi | 4 commenti

C’è un libro molto illuminante di Goleman “Intelligenza Emotiva”, che ho studiato con passione tempo fa. Un capitoletto che mi ha colpito molto parla di intelligenza emotiva per la coppia.
E’ innegabile che nella coppia esistano due realtà emozionali diverse che si incontrano.
Partiamo dall’infanzia. Bambini e bambine, pur frequentando la scuola insieme, crescono di fatto separati fino alle prime cotte adolescenziali. Se chiedete a un gruppo di bambini di prendere il posto che desiderano in un cerchio, quasi sicuramente avrete un emisfero di maschi e uno di femmine. Questo lo vedo ogni volta che entro in una classe, fino ai 12-13 anni. Poi di solito i ragazzi e le ragazze, scoprono che c’è qualcosa di interessante anche nell’altra metà del cielo.
Inoltre, bambini e bambini crescono ricevendo insegnamenti diversi su come gestire le emozioni. Chi parla con una femmina è più propenso ad usare un maggior numero di parole che riguardano le emozioni e discute più dettagliatamente di sentimenti di quanto fa con un maschio. Vi è mai capitato di sentir dire a un bambino che piange: “Non fare la femminuccia?” L’unica eccezione è la rabbia … di cui i genitori sembra parlino in modo approfondito solo con i maschi. Forse per prevenire?
Indipendentemente dai giochi che vengono loro offerti, le bambine sono più inclini a giocare in piccoli gruppi in cui regna l’intimità, mentre i maschi si impegnano volentieri in giochi di competizione che coinvolgono un grande gruppo. Quando un bambino maschio si fa male, gli altri si aspettano che “l’infortunato” si allontani o la smetta di piangere velocemente in modo che il gioco possa proseguire. Se in un gruppetto di femmine si fa male una bimba, le altre si raccolgono intono a lei per aiutarla e consolarla, sospendendo il gioco.
Per tutta l’infanzia le bambine imparano a leggere le emozioni e ad esprimerle, mentre i maschi diventano bravi a minimizzarle, in particolare se si tratta di paura e vulnerabilità.
Ed è così che le donne, più empatiche e che sperimentano più emozioni con maggior transitorietà, arrivano alle prime relazioni stabili di coppia o al matrimonio preparate al controllo delle emozioni, mentre gli uomini si dimostrano emotivamente il sesso debole: non sanno quanto le emozioni siano importanti per far sopravvivere una relazione.
Lo scontro principale è sulla percezione di avere una buona comunicazione: le donne vogliono parlare della relazione stessa “Secondo te è meglio se indosso questa gonna o questi pantaloni per la cena di stasera”, gli uomini vogliono “fare”: “A me sembra che vadano bene entrambi … dai che facciamo tardi”.  Un momento di contatto c’è all’inizio della relazione, in cui gli uomini si mostrano disponibili a parlare “Starei qui a parlare con te tutta la notte” … ma col trascorrere del tempo di vita della coppia, per gli uomini il livello di intimità si misura nella condivisione di esperienze di vita quotidiana, non rispetto a quanto se ne parla “Come fai a dire che non parliamo mai? Ma se siamo stati insieme tutto il giorno!”
Queste differenze diventano evidenti quando c’è un conflitto o un semplice disaccordo. E’ il momento in cui le differenze si incontrano … e si scontrano.
Alle donne da meno fastidio gettarsi in una discussione di coppia: come abbiamo visto sono più portate a parlare della relazione.
Di fronte ad un “attacco”, ad una critica globale diretta alla nostra persona “Sei sempre il solito …”,  le reazioni possibili sono due: o il combattimento o la fuga, ovvero l’ostruzionismo.
In alcuni momenti il livello di conflitto è talmente alto (e succede di tanto in tanto a tutte le coppie) che le emozioni sono così intense da non poter vedere il punto di vista dell’altro, per cui diventa impossibile cercare di trovare insieme una soluzione. In questi casi parliamo di “sequestro emozionale”.  Il partner che annega nelle emozioni pensa le cose peggiori dell’altro e vede tutto sotto una luce negativa. Questi pensieri sono virus mentali, in cui la situazione viene generalizzata e tutto appare immutabile: “Ecco, lascia sempre tutto in giro! Non gliene frega niente di me, basta che stia bene lui! Del resto l’hanno cresciuto così, servito di tutto punto! Non c’è nulla da fare! Egoista!”.
Durante una discussione, gli uomini vengono “sequestrati” prima delle donne dalle emozioni, secernendo maggiore adrenalina. E così si rifugiano nell’ostruzionismo “Adesso non ho voglia di discutere”, “Lasciami stare. Me ne vado a fare un giro in macchina e quando torno, se mi sono calmato, ne parliamo” per autoproteggersi dalla “piena emozionale” e non attaccare.
In pratica mentre le donne si impegnano a innescare i conflitti per fare “manutenzione della relazione”, gli uomini li evitano in tutti i modi possibili. Ma non è finita. Quando gli uomini mettono in atto tecniche di ostruzionismo o di fuga, le donne alzano il livello della discussione e della critica, poiché si sentono completamente incomprese e sono a questo punto loro stesse invase da emozioni negative “Se te ne vai adesso non osare rimettere più piede in questa casa”.
Ma allora cosa può proteggere la relazione di coppia?
Gli uomini dovrebbero sapere che per le donne le rimostranze sono atti d’amore, un modo per prendersi cura della relazione, migliorarla e mantenerla sana. Inoltre dovrebbero guardarsi dall’offrire troppo velocemente soluzioni pratiche: la cosa più importante per una donna è sapere di essere ascoltata e che si empatizza con i suoi sentimenti,  che il partner ha capito il suo punto di vista, anche se non lo condivide.
Le donne dovrebbero imparare che l’intensità con cui manifestano le loro rimostranze, rappresenta un problema. Quindi dovrebbero sforzarsi di non attaccare il partner, ma la sua azione.  E dovrebbero anche considerare che calmarsi richiede un tempo di recupero fisiologico di circa 20 minuti. Per cui allontanarsi o sospendere  la discussione non è una sconfitta, ma consente di riprenderla con maggiore lucidità e di porre un freno ai pensieri negativi che non sono d’aiuto a risolvere nessun problema. E impedisce di continuare a ferire i sentimenti dell’altro, motivo per cui piccoli problemi possono trasformarsi in gravi conflitti.
Infatti, per entrambi, bisognerebbe imparare a non criticare e disprezzare l’altro, ma riuscire a mandare messaggi in prima persona. “Hai fatto … mi sono sentito/a … avrei preferito …” .
La frase “Quando mi hai detto che non saresti arrivato in tempo, mi sono sentita arrabbiata e presa in giro! La prossima volta vorrei che mi avvertissi prima” probabilmente mette in atto una comunicazione diversa da “Sei uno stupido, non te ne frega niente di me!” e rende l’interlocutore più disponibile ad ascoltarvi.
Ciò che tiene unite le coppie è la capacità di ascoltare, ma soprattutto l’empatia, che è la capacità di ascoltare i sentimenti dell’altro, che spesso si nascondono dietro alle parole.
E’ difficile improvvisare queste capacità mentre si litiga e quando le emozioni sono così alte che rischiano di travolgerci.
Forse bisogna iniziare ad ascoltare nella quotidianità e a rispecchiare all’altro i sentimenti che prova.
Allora la prossima volta che parlate con il vostro/a partner chiedetevi che emozione sente (Gioia? Tristezza? Paura?) e provate a dirglielo: “Mi sembra che tu sia abbattuto” oppure “Mi sembra che tu sia molto soddisfatta di te!”.
E allenatevi a farlo ogni volta che ne avete il tempo e la disposizione per farlo (non fatelo mentre rincorrete vostro figlio di 8 anni tenendo sotto il braccio vostra figlia di 4!). Diventerà un’abitudine che aiuterà a creare empatia e a facilitare la comunicazione tra voi. E potrebbe tornarvi utile nel momento in cui vi troverete di nuovo a discutere …

I gemelli

Pubblicato da ba@strano il 17 feb, 2012 in Diretta radio, Famiglia | 1 commento

I gemelli

Ascolta la registrazione della diretta radio su MammeInRadio.it del 14 Febbraio 2012 dove Bamamma&Lapedagogista hanno parlato dei gemelli.

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