Partiamo dal primo degli esercizi che ci propongono i coniugi Myla e John Kabat-Zinn nel loro libro “Benedetti genitori; guida alla crescita interiore del genitore consapevole”.
“Cercate di immaginare il mondo dal punto di vista di vostro figlio, mettendo intenzionalmente da parte il vostro. Fatelo ogni giorno, per qualche istante, per ricordare a voi stessi chi è questo figlio e che cosa affronta nella vita.”
Essere consapevoli, richiede molta attenzione e “allenamento”. Ogni figlio ci dice momento per momento qualcosa di diverso con il suo comportamento e le sue parole.
Proviamo a vedere le cose dal punto di vista dei nostri figli.
Può significare abbassarsi anche fisicamente, può significare innalzarsi fino a loro.
A volte è semplice, a volte è difficilissimo. Più i figli crescono più appare arduo.
Significa in ogni caso considerarli sempre, qualsiasi età abbiano, come persone degne di rispetto.
Empatia vuol dire vedere le cose dal punto di vista dell’altro, sentire come se fossi l’altro. E’ più facile essere empatici di fronte a un bambino gioioso, può essere relativamente semplice essere empatici con un bambino che sta male. E’ più complesso quando il bambino è triste o confuso, arrabbiato o geloso; è difficilissimo quando nostro figlio esprime un punto di vista diverso dal nostro oppure ha un bisogno che è in conflitto con i nostri.
L’empatia è necessaria per lo sviluppo della competenza emotiva del figlio: un bambino che non si vede mai riconosciuto nelle sue emozioni, inizierà a pensare che quelle emozioni non sono “buone” ed eviterà di esprimerle. Forse piano piano cercherà anche di evitare di provarle.
Oggi però non cerchiamo di risolvere “problemi” . Il nostro “compito” è solo di osservare.
Cerchiamo “solo” di vedere le cose dal punto di vista del bambino, o meglio di vedere qual è il bisogno che sta esprimendo ora, che cosa vuole dirmi. Cerchiamo di capire cosa prova, come sta.
Si può partire da un momento particolare o da una mezzora nella giornata scelta a caso.
A volte per capire il punto di vista di nostro figlio occorre tutta la nostra creatività, a volte basta semplicemente chiedere: “Come stai?”
Allora: chi è vostro figlio? Cosa sta affrontando oggi, in questo momento? Come sono le cose dal suo punto di vista oggi?
Buon “lavoro”
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Che bello questo esercizio! Credo che non sia facilissimo da affrontare, specie in alcune situazioni più ‘ostiche’ per noi genitori. Penso, però, che sia fondamentale allenarsi a farlo per i benefici che può generare sia in noi genitori che nei nostri figli! Grazie Barbara!
GRAZIE!!!