Siamo arrivati al penultimo esercizio per essere genitori consapevoli.
Riconoscere i bisogni dei figli, capire il loro punto di vista, onorare la loro sovranità, accettarli per ciò che sono, non significa essere ingenui e farci andare bene tutto ciò che accade. Anzi è un esercizio di consapevolezza saper comunicare in modo efficace quale è il limite che desideriamo non si oltrepassi.
Ci sono momenti, molti importanti, in cui abbiamo bisogno di esercitarci ad essere chiari, forti e non equivoci con i nostri figli. Consentite che questo avvenga il più possibile nella consapevolezza, nella generosità e nel discernimento e non per paura, ipocrisia e desiderio di controllo. Essere genitori consapevoli non significa essere troppo indulgenti, dominanti o controllori.
Siamo la “società del gusto puffo”… quando i nostri genitori andavano in gelateria trovano il gusto panna, cioccolato e al massimo fragola. Ed era facile scegliere.
Ora ci sono almeno 25 gusti tra cui il puffo, la nutella, cookie e chi più ne ha più ne metta.
Facciamo la differenza se, come genitori, consegniamo ai nostri figli la capacità di orientarsi e i criteri per fare delle scelte (le scelte poi le faranno loro!) in un mondo che propone mille opzioni.
Noi genitori cerchiamo a volte di soddisfare le loro richieste nel più breve tempo possibile o ci sostituiamo a loro con atteggiamenti iperprotettivi. Oppure dettiamo le regole e speriamo che “abbiano paura” abbastanza per rispettarle.
In entrambi i modi non li sollecitiamo a dare risposte personali alle situazioni, a tollerare e gustare l’attesa, a prendersi il tempo necessario per sviluppare le proprie risorse.
Per crescere con sufficiente fiducia in sé, i figli hanno bisogno di sentirsi guardati, ri-conosciuti, devono sentire che c’è qualcuno che si prende cura di loro e hanno bisogno di essere trattati con rispetto.
Hanno bisogno di limiti chiari e definiti ma anche sufficientemente ampi in cui potersi muovere e sperimentare.
I bambini che hanno genitori troppo permissivi e lassisti o, al contrario, troppo rigidi e autoritari non sviluppano una sufficiente autostima.
Non dare limiti significa avere presto a che fare con un bambino irritabile, stanco, annoiato, aggressivo, irrispettoso.
Dare limiti eccessivi e rigidi, ci farà avere un bambino che non crede nelle sue capacità di giudizio ed è spaventato, oppure che non si fida di noi e inizia a dirci bugie.
I figli si devono fidare dei genitori, quindi non dobbiamo essere una banderuola inconsistente o qualcuno da temere, ma dobbiamo essere autorevoli.
Difficile, molto.
Tanto più che i limiti non sono ricette fornite una volta per tutte e valide universalmente.
Ogni tanto è bene che ci chiediamo: perché c’è questa regola nella mia famiglia? A cosa serve?
Generalmente i limiti dovrebbero servire a sostenere il benessere dei nostri figli (non andare a letto troppo tradi, mangiare a un certo orario, non ingurgitare troppe schifezze, evitare di vedere programmi non adatti all’età del bambino, …) oppure ad evitare comportamenti che non rispettino gli altri (parolacce, botte, prese in giro, …).
Sto dicendo ”no” per uno di questi due motivi o per paura, ansia, perché sono arrabbiato, perché le mie aspettative non erano queste?
Sto dicendo “sì”, mentre vorrei dire “no”, perché voglio evitare lo scontro o perché mio figlio non mi consideri “cattivo”?
Fornire un limite chiaro e sicuro è espressione di amore e accettazione quando aiuta il figlio a imparare a prendersi cura si sé e a fare scelte sane.
Poi ci sono situazioni in cui c’è lo “strappo alla regola”, in cui la nostra sensibilità e buon senso ci inducono a essere flessibili.
Poi succede che quello che è un limite giusto per un figlio non lo è per un altro: quante mamme si ritrovano a tavola a dire a un figlio di mangiare e all’altro di smettere di mangiare, quanti papà mentre dicono a un figlio che dovrebbe impegnarsi di più nello studio, si trovano a dover sollecitare un altro a uscire o fare qualche sport?
Questo rende molto complesso il mestiere del genitore: richiede una grande consapevolezza del momento presente, dei bisogni di quel figlio in quel momento, a quella età e del nostro grado di tolleranza nella situazione.
A volte fare i genitori implica abilità di mediazione e negoziazione degne dell’alta diplomazia.
Con i bambini piccoli limitiamo le nostre reazioni al comportamento specifico, siamo fermi e amorevoli nell’indicare il limite, spiegando con poche e chiare parole.
Quando i figli crescono, le cose si complicano e strategie come cambiare argomento, distrarli o spostarli fisicamente non funzionano più.
Allora quando diamo un limite dobbiamo essere – se possibile – ancora più consapevoli di ciò che è bene e nell’interesse di quel figlio in quella situazione, determinati e in contatto con le nostre emozioni, capaci di comunicare in modo chiaro e fermo.
Qui potete trovare tutti gli esercizi precedenti:
Esercizio #1
Esercizio #2
Esercizio #3
Esercizio #4
Esercizio #5
Esercizio #6
Esercizio #7
Esercizio #8
Esercizio #9
Esercizio #10